CARO ANTONELLO…

Editoriale di Graziella Marchi

Caro Antonello, non ho scritto finora, perché ho voluto ricordarti nei profili degli altri. Ma proprio tu, meriti un articolo solo per te.

Caro Antonello sei già arrivato Lassù, vedo, ed hai detto al buon Dio che avevamo sete, bisogno di acqua. Ci volevi tu a dirgliene 4 alla cagliaritana…pure a Lui, ma ti ha dato retta.

Caro Antonello, sempre affannato e “cicciotello, nel tuo girare per Cagliari, perché comunque eri una buona forchetta, e ti dicevo sempre, “devi fare dietaaaa per la tua saluteeeee”. I miei modi e i tuoi a dircele e ridere.

Caro Antonello, ti chiamavo in quel di Viale Marconi, dove avevi almeno la tua bella redazione nella casetta TCS, e ci sedevamo a parlare, vedere immagini. Mi chiamasti per parlare del mio caso legale che dura da 23 anni… lungo, complesso, quando avevi saputo che mi avevano portato via la casa per colpa del mio Avvocato. Ed ogni volta che leggevi cose importanti che facevo, una telefonata e tu, con la tua  telecamera in mano: “dove ci vediamo?” Ed entravi nel caso e nell’ animo, per poi chiedere, sapere, decidere cosa fare.

Caro Antonello, chissà quante immagini, foto, abbiamo assieme, dei tuoi servizi, conservate in qualche archivio di TCS, e nei vecchi telefonini, mi dispiace non averne fatto una insieme quel 26 gennaio di quest’ anno, l’ ultima volta che ti ho visto. Ma eri lì, pur candidato, a fare servizi politici per le regionali. Tanto a te era concesso. Ti snobbavano molti colleghi giornalisti, ma nessuno ti veniva contro. Mica avevano tutti la voglia di andare, ascoltare, stare ore, scavare nella notizia? Tanto c eri tu, col tuo spazio tutto tuo, differente, di approfondimento e di registrazione di immagini che altri o gli altri non avevano il coraggio di riprendere o pubblicare. Ora chi c è? nessuno più, come te.

Caro Antonello, non so il motivo per cui sei stato male, e vorrei saperlo. Cercherò di saperlo. Mi dispiace tanto. Continua a chiedere al buon Dio ciò di cui Cagliari ha davvero bisogno, non lustrini, ma dignità di essere Capoluogo sardo, che tu amavi, e ci hanno fatto disgustare.

Caro Antonello, non ti chiamavo mai Tziu Lai, seppur affettuosamente gli altri lo facessero, mi sembrava diminuirti, e ti chiamavo col tuo nome.

Ciao Casteddaiu…

Caro Antonello.